Il Quintetto

Associazione Atistica Europea - Roma

ROMA CULTURA&SPETTACOLI

mercoledí 22 aprile 2015

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Di Francesco Morra

NAPOLI. Il maestro Rolando Nicolosi (nella foto), un artista eccezionale, una persona meravigliosa. Basta scambiare con lui poche parole per comprendere l'umiltà, la disponibilità, la gentilezza d'animo, quella signorilità di altri tempi che, unita al suo gran talento, gli ha permesso di diventare un compositore, pianista e maestro d'orchestra di fama internazionale, con alle spalle una carriera straordinaria. Nato in Argentina e formatosi in Italia, ha partecipato ai più importanti festival di musica internazionali, ha suonato nei più prestigiosi teatri del mondo, esibendosi per Capi di Stato e Regnanti. Ha suonato per Papa Giovanni Paolo II e per Papa Francesco. Oggi, a 80 anni, ha una vitalità invidiabile, una sbalorditiva voglia di mettersi in gioco e di confrontarsi.
Chi vuole apprezzare la sua arte potrà farlo questo pomeriggio al teatro Diana (ore 17.30), per il penultimo appuntamento della rassegna "Diciassette&Trenta Classica". Nicolosi si esibirà con i soprani Haydée Dabusti e Leona Pelesková, in brani tra gli altri di Verdi, Puccini, Dvorák nel concerto dal titolo: "La música es vida". Il maestro spiega cosi come è nata l'idea del titolo: «"La música es vida" è una poesia di mia sorella. Io sono il più piccolo di 8 figli. La penultima, Nilda, è una poetessa che ha scritto migliaia di poesie e tra tutte mi ha colpito il testo di questa qui, ispirandomi una musica che ho composto per lei. Da allora tutti i miei concerti li intitolo "La música es vida", perché per noi musicisti la musica è vita».

Secondo quale criterio è stata creata la scaletta del concerto?

«In base alla vocalità degli ai artisti. Non segue un ordine cronologico, non mi piacciono queste cose. Non gradisco quei concerti il cui si seguono le date di nascita. Per me la musica è qualcosa di diverso da tutto questo.
Contrariamente a quello che sostengono in molti, la musica non è matematica, non è 4 più 4 uguale 8. A scuola ero tra i peggiori allievi di matematica e se la musica è matematica allora non dovevo fave questo mestiere. La musica è qualcosa che sta al di sopra, è sentimento, per me è l'ossigeno. Io insegno dal 1997, faccio master class in tutto il mondo, ho migliaia e migliaia di allievi cantanti e musicisti e dico sempre a loro: "Non è la voce o il pianoforte a fare la musica", c'è prima il cervello, poi il cuore e infine lo strumento. Testa, cuore e voce per i cantanti e testa, cuore e mani per i pianisti».


Cosa pensa dei soprani Dabusti e Pelesková?

«Per me è un grande piacere collaborare con Haydée e Leona.
Haydée è già famosissima in Argentina e su di lei è stato detto di tutto, è una diva, una sorta di Maria Callas del Sud America, è il massimo. Leona è innanzi­tutto una musicista, è una cantante favolosa, è una spugna che assorbe immediatamente ogni insegnamento e lo esegue subito. È la persona più seria che abbia conosciuto in vita mia, come cantante. È bravissima, ha una tecnica perfetta sia come musicalità, sia come fraseggio. Canta poi con una grandissima emozione.
Merita un'attenzione particolare. Mi emoziono sempre quando l'ascolto e provo una grande soddisfazione a poter lavorare con lei».


Non è la prima volta che viene a Napoli ?

«Per carità, ho suonato al teatro San Carlo tantissime volte. A Napoli ho vinto vari premi. Sono stato poi a Sorrento, Amalfi, Ischia, Capri. È la prima volta però che vado al teatro Diana».

Come giudica II pubblico napoletano?
«Calorosissimo, affettuosissimo, ma al contempo molto esigente».

Qual è secondo lei la situazione attuale della musica classica?

«C'è una crescita della passione, soprattutto nei giovani, ci sono le sale piene. Quando faccio i concerti, ci sono tanti giovani ad ascoltarmi e questo mi dà tan­ta, tanta soddisfazione. Un altro discorso riguarda poi l'insegnamento della mu­sica e qui in Italia ahimè lascia un po' a desiderare. Nei conservatori ci sono tante cose che non funzionano e andrebbero cambiate».

Quali sono i suoi prossimi impegni?
«Nei prossimi mesi c'è il concorso che porta il mio nome. Ho fatto una ricerca ed ho scoperto che è l'unico al mondo che abbina cantanti lirici e pianisti collaboratori, ci sono altri concorsi per l'una o l'altra categoria, ma non sono mai considerati insieme.
Questo è una particolarità solo del mio concorso. Come ogni anno poi andrò 2 mesi in Cina, ormai posso dire che conosco la Cina meglio del Presidente della Repubblica Cinese, perché l'ho girata tutta, da Nord a Sud, da Est ad Ovest. Per la prima volta ci andai nel 1994, il Ministro della Cultura mi invitò a fare un concerto e d'allora ritorno sempre. Vivere 2 mesi in Cina vuol dire prendere 15 aerei per andare nei vari conservatori. In tutta la Cina ne esistono solo 9 ed io ho fatto delle master class in tutti e 9. Parlo bene il cinese e loro vorrebbero che vivessi là. Pensi che in Cina ci sono più di 10-15 milioni di cantanti lirici e posso dire con modestia che un milioncino sono passati per le mie mani».


Ha un sogno che vorrebbe realizzare nella sua carriera artistica?
«Artisticamente ho fatto tutto. Quest'anno compio 81 anni, non sono un giovanotto. Vorrei pero vivere a lungo per insegnare quello che so agli altri, per mettere la mia esperienza al servizio dei giovani».
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