CELEBRANDO Omaggio a Rolando Nicolosi
Gran Galá Lirico
La rassegna concertistica CELEBRANDO, ideata da Marco Celli Stein, direttore d’orchestra e flautista, ed organizzata dall'Associazione Musicale Internazionale nell’ambito del XX Municipio, si conclude con il quarto appuntamento dedicato al Maestro ROLANDO NICOLOSI.
Lunedì 22 aprile 2013 alle ore 21.00 al Teatro Cassia (Via S. Giovanna Elisabetta, 69).
Con il Maestro ROLANDO NICOLOSI al pianoforte, ospite d’onore del concerto il celebre soprano HAYDEE DABUSTI, stella di prima grandezza del Teatro Colòn di Buenos Aires.
Partecipano Marco Celli Stein, il tenore Aleandro Mariani e la Professoressa Orchidea Salvati docente di Storia della Musica presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma.
L’ARTE È ETERNA
SERATA COMMOVENTE E MEMORABILE
Tempo e spazio sono categorie indiscutibili e rigorosamente misurabili, ormai anche le persone più lontane dalla fisica hanno tranquillamente accettato ciò. Ma la sera del 22 aprile al Teatro Cassia queste categorie sembravano non esistere più: passato e presente si sono fusi in una magica dimensione, ripercorrendo nello spazio di una serata la lunghissima e multiforme carriera del mitico Rolando Nicolosi, pianista, organista e compositore. Il titolo della manifestazione era, appunto, “Celebrando”, e la leggendaria carriera del Maestro è stata ripercorsa nei suoi momenti più salienti e spesso commoventi. La manifestazione, organizzata dal maestro Marco Celli Stein, era assai ben articolata, poiché alternava sapientemente esecuzioni dal vivo, filmati e registrazioni televisive con esibizioni dal vivo del famoso soprano argentino Haydèe Dabusti e del giovanissimo e bravissimo tenore italiano Aleandro Mariani.
Ma procediamo con ordine: il sipario del Teatro Cassia si è aperto con un filmato in cui un giovanissimo e assai prestante Rolando Nicolosi suonava divinamente bene l’Improvviso D.899 n.3 di Franz Schubert. Come ha fatto subito notare la conduttrice della serata, la prof.ssa Orchidea Salvati, non tutti sapevano che colui che è universalmente conosciuto come il re dei pianisti collaboratori iniziò la sua precocissima carriera come solista, esibendosi a 5 anni al Teatro Colón della sua città, incoraggiato dai più importanti musicisti argentini, proseguì gli studi musicali, vincendo una borsa di studio per il perfezionamento in Italia, con la guida di Carlo Zecchi.
Franz Schubert è un autore classico viennese, che non si è mai spostato da Vienna ( tutt’al più un viaggio in Ungheria): Rolando Nicolosi ha dimostrato di capire ed interpretare benissimo la sua musica, così come ha dimostrato di comprendere e realizzare lo spirito dei compositori di tutto il mondo, è quindi un personaggio mondiale, pur venendo dalla fine del mondo, dall’Argentina, come ha detto il nostro Papa Francesco. Il nostro leggendario pianista iniziò quindi la sua pluridecennale carriera come solista, ma, come spesso avviene, il destino decide per noi, e così è diventato invece il massimo maestro collaboratore. Il secondo filmato, realizzato in un periodo successivo presso gli studi RAI, ha mostrato il maestro con la celebre violinista Pina Carmirelli, nel terzo movimento della sonata a Kreutzer, che, secondo il titolo dato da Beethoven stesso, è per pianoforte e violino. Questa sonata, come scrisse Tolstoi nel suo romanzo omonimo, richiede una perfetta simbiosi spirituale, ancora maggiore di quella che può instaurarsi tra marito e moglie, sonata magistralmente eseguita con una fusione perfetta. Il flautista e direttore d’orchestra Marco Celli Stein ha poi eseguito dal vivo, con la collaborazione del Maestro una delicata Elegia di Edward Elgar: Salut d’Amour.
Edward Elgar, forse il più importante compositore inglese dell’epoca moderna, incontrò a ventinove anni Alice Roberts, figlia di un severo generale. Il rapporta tra i due mutò presto: da maestro ad allieva, divennero fidanzati. Si sposarono tre anni dopo, contro la volontà della famiglia di lei, ed Elgar le offrì, come dono di fidanzamento, questo brano, che gli esecutori hanno dedicato a tutte le fidanzate ed alle spose presenti in sala, tra grandi applausi. Nel terzo filmato, il nostro sommo pianista eseguiva alla RAI, con il chitarrista Alirio Diaz, il secondo movimento del Concerto di Aranjuez, composto nel 1939 a Parigi dal grande Joaquin Rodrigo. Il compositore (1901-1999) era rimasto cieco all’età di tre anni, a causa della difterite, ma non si arrese mai, studiando e componendo per tutta la vita: nel concerto troviamo tutti i profumi, i brusii, lo stormire delle fronde dei giardini iberici. Un brano dal vivo: il bellissimo duetto dal primo atto della Tosca di Giacomo Puccini, iniziato come nell’opera, con le voci fuori scena: il soprano Haydée Dabusti ed il tenore Aleandro Mariani, con il nostro grande pianista, hanno eseguito stupendamente bene il brano, riscuotendo meritatissimi applausi.
La conduttrice, Orchidea Salvati, ha narrato un breve frammento della biografia, dando poi la parola al festeggiato, Rolando Nicolosi. Il soprano Haydée Dabusti ha poi eseguito Tacea la notte placida, dal Trovatore di Giuseppe Verdi ( rammentiamo che questo 2013 è l’Anno Verdiano) aria meravigliosa, seguita dalla difficile cabaletta Di tale amor, sempre con calorosissimi applausi. Subito dopo, il giovane, ma già famoso tenore Aleandro Mariani ha cantato la Donna è mobile, dal Rigoletto di Giuseppe Verdi, aria che, con il filmato successivo, Amami, Alfredo, ha completato la Trilogia Verdiana.
Successivamente, sono stati proiettati altri filmati, Amami Alfredo, in cui una commossa Renata Scotto bacia appassionatamente, al termine dell’aria, il grande pianista, Recondite armonie, con Luciano Pavarotti, Ridi, Pagliaccio, con Mario Del Monaco, Core Ingrato, con Giuseppe di Stefano, Granada, con Placido Domingo: tutti questi cantanti, perché sono (o erano) grandi? E se in questi filmati, cantando, raggiungono vette ancora più alte, il merito è di Rolando Nicolosi, ed è finalmente giunto il momento di porre in risalto il suo ruolo, perché tutti si concentrano sui cantanti, ma la maggior parte del merito è del pianista collaboratore. Tanto è famoso il mitico Rolando Nicolosi, che il tenore Luciano Pavarotti, vedendolo presente nello studio Rai dove avrebbe dovuto cantare su una base orchestrale preregistrata, cambiò subito idea, chiedendo invece la collaborazione del Maestro, che, non avendo con sé lo spartito dell’opera, suonò a memoria. Il soprano Haydée Dabusti ed il tenore Aleandro Mariani hanno poi magistralmente cantato due arie dalla Madama Butterfy di Giacomo Puccini: Un bel dì Vedremo, e Addio, fiorito asil, Vissi d’arte, dalla Tosca e il Brindisi della Traviata, sempre salutati da applausi scroscianti del pubblico e richieste di bis. La parte finale della grandiosa serata è stata dedicata alla religiosità ed alla devozione di Rolando Nicolosi: la conduttrice ha ricordato il recente incontro con il Sommo Pontefice Francesco, che, vedendolo nella Sala delle Udienze, aveva esclamato, abbracciandolo,” Qui ci vorrebbe un pianoforte” ed ha poi letto alcuni brani di una bellissima e commovente lettera che Luigi Fait gli aveva inviato alcuni giorni prima, e che ora riportiamo per intero:
Una domenica di una decina d’anni fa, mi capitò di passare davanti a Sant'Andrea della Valle, la chiesa – per intenderci – con la cappella degli Attavanti (quella del primo atto della Tosca). È la stessa in cui, negli afosi pomeriggi estivi del soggiorno romano del 1827, Stendhal si rifugiava e si sedeva “per trovare un po' di frescura e – la testa rovesciata e appoggiata sulla spalliera – per liberarsi da tutti i legami terrestri”. Vedo qui il manifesto di un concerto di Rolando Nicolosi totalmente dedicato a Franz Liszt. Entro e ascolto le sue parole d'introduzione. Il Maestro annuncia che offre il récital a Dio. Calcolo che vi si stipino, sedute e in piedi, oltre duemila persone.
A dispetto del Vicariato, che proibisce il pianoforte nei luoghi di culto, sul presbiterio domina un grancoda. Così, per la prima volta nella storia, ai piedi di un altare ammiriamo da un pianista quel Liszt mistico che stava purtroppo marcendo negli archivi. Il giorno dopo Nicolosi mi confida al telefono che la sua vita è da poco cambiata. Mi racconta che qualche settimana prima il Papa Giovanni Paolo II lo aveva invitato a pranzo per ringraziarlo di averlo confortato nel Seminario Maggiore di Roma con le stesse pagine presentate a Sant’Andrea della Valle. Tale interessantissimo programma, stampato su un opuscolo assieme agli illuminanti commenti di Rolando Alessio Bolognino, comprende inni alla Madonna, alla Croce, a San Francesco da Paola, a Santa Dorotea, a Pio IX, al Padreterno. Ci stupiamo che il protagonista dell'evento sia il medesimo pianista collaboratore alla tivù e in teatro dei più celebri divi della lirica.
Oggi scopriamo effettivamente che Nicolosi è un prodigio di spiritualità oltre che di musicalità. Ma il saio ancora non l'indossa. Ed è lo stesso Rolando Nicolosi da poco ricevuto in udienza e abbracciato dall’argentino Papa Francesco, suo connazionale. Amici di vecchia data. Tant’è che in uno dei suoi viaggi a Roma il Cardinal Bergoglio era stato addirittura invitato a cena dal Maestro Nicolosi: una cordialissima agape fraterna conclusasi con il musicista alla tastiera per congedare così nella maniera più gioiosa il mitico prelato.
I meno giovani ricordano pur con estrema nostalgia il Rolando Nicolosi del tubo catodico in Domenica in e in Adesso musica, pioniere qui nell’educazione lirica e cameristica del teleabbonato. Proponeva e accompagnava le stelle del melodramma e del concertismo, quali Mario Del Monaco, Ferruccio Tagliavini, Carlo Bergonzi e ancora Pavarotti, la Kabaivanska, Bruson, la Moffo, la Scotto, la De Los Angeles, Di Stefano, Gazzelloni, Alirio Diaz… Ed è stato tra i protagonisti da me ripetutamente voluti e invitati a RAIUNO nelle lunghe serie estive di Un concerto per domani da Palazzo Labia di Venezia e di Voglia di musica dalla Chigiana di Siena.
Non basterebbe un volume di migliaia di pagine per narrare il Nicolosi attivo didatticamente e concertisticamente in tutto il pianeta: dalla Cina alle Americhe, dalla Russia alla Spagna, ma soprattutto, da oltre mezzo secolo, in Italia, rivelatosi qui, la prima volta, ventenne, sostituendo all’ultimo momento il suo docente Carlo Zecchi (con cui si stava perfezionando) per accompagnare al pianoforte una collana di romanze cantate da Tito Schipa. Fu un trionfo.
Potrei infine definire Nicolosi attraverso un suo pregio e un suo difetto: sono la generosità e di nuovo la generosità. Si tratta certamente di virtù quando la riserva e la riversa su chi gli sta vicino, sugli amici, sugli allievi, sui colleghi: incalcolabili offerte materiali e spirituali. Quando alle ore 15 del 23 marzo 2006 morì di tumore al cervello il mio secondogenito Gabriele, lui – Rolando - è stato il primo, pur sotto un furioso temporale a precipitarsi in casa mia, ai piedi del suo letto, con un enorme mazzo di gigli bianchi, consolando me, mia moglie e il primogenito Federico attraverso il proverbio siciliano: “Se uno muore alla luce dei lampi e al suono dei tuoni significa che gli Angeli stanno scendendo dal Cielo per portarselo direttamente in Paradiso”.
Come ho appena affermato, la generosità di Nicolosi può infine rivelarsi anche come difetto, dato che, in qualità di presidente della giuria, lui la esercita ad esempio persino di fronte ai candidati meno preparati e meno dotati di un concorso: li incoraggia e gli sorride. Chiude un occhio e gli orecchi nonostante che i colleghi della commissione ne sottolineino la serie di imperdonabili stecche.
Il Gran Galà lirico in onore del maestro Rolando Nicolosi si è concluso con l’esecuzione della sua Ave Maria, interpretata con grande commozione dal soprano Hydée Dabusti, tra applausi interminabili. Oltre agli applausi, calorosissimi, ai due meravigliosi cantanti ed al grande pianista, ormai entrato nella leggenda, molti applausi ed infinite congratulazioni sono stati indirizzati alla conduttrice, Orchidea Salvati, definita da alcuni partecipanti come “la rivelazione della serata”: colta, ha saputo spiegare dottamente, ma con semplicità, il significato e la storia dei brani eseguiti, dal vivo e nei filmati, brillante, ha sempre tenuto desta l’attenzione del pubblico, spiritosa e dotata di grande senso dell’umorismo, ha saputo tranquillamente superare i vari, piccoli inciampi che una serata così complessa ed articolata poteva inevitabilmente presentare.
Vincenzo Niutta
SERATA COMMOVENTE E MEMORABILE
Tempo e spazio sono categorie indiscutibili e rigorosamente misurabili, ormai anche le persone più lontane dalla fisica hanno tranquillamente accettato ciò. Ma la sera del 22 aprile al Teatro Cassia queste categorie sembravano non esistere più: passato e presente si sono fusi in una magica dimensione, ripercorrendo nello spazio di una serata la lunghissima e multiforme carriera del mitico Rolando Nicolosi, pianista, organista e compositore. Il titolo della manifestazione era, appunto, “Celebrando”, e la leggendaria carriera del Maestro è stata ripercorsa nei suoi momenti più salienti e spesso commoventi. La manifestazione, organizzata dal maestro Marco Celli Stein, era assai ben articolata, poiché alternava sapientemente esecuzioni dal vivo, filmati e registrazioni televisive con esibizioni dal vivo del famoso soprano argentino Haydèe Dabusti e del giovanissimo e bravissimo tenore italiano Aleandro Mariani.
Ma procediamo con ordine: il sipario del Teatro Cassia si è aperto con un filmato in cui un giovanissimo e assai prestante Rolando Nicolosi suonava divinamente bene l’Improvviso D.899 n.3 di Franz Schubert. Come ha fatto subito notare la conduttrice della serata, la prof.ssa Orchidea Salvati, non tutti sapevano che colui che è universalmente conosciuto come il re dei pianisti collaboratori iniziò la sua precocissima carriera come solista, esibendosi a 5 anni al Teatro Colón della sua città, incoraggiato dai più importanti musicisti argentini, proseguì gli studi musicali, vincendo una borsa di studio per il perfezionamento in Italia, con la guida di Carlo Zecchi.
Franz Schubert è un autore classico viennese, che non si è mai spostato da Vienna ( tutt’al più un viaggio in Ungheria): Rolando Nicolosi ha dimostrato di capire ed interpretare benissimo la sua musica, così come ha dimostrato di comprendere e realizzare lo spirito dei compositori di tutto il mondo, è quindi un personaggio mondiale, pur venendo dalla fine del mondo, dall’Argentina, come ha detto il nostro Papa Francesco. Il nostro leggendario pianista iniziò quindi la sua pluridecennale carriera come solista, ma, come spesso avviene, il destino decide per noi, e così è diventato invece il massimo maestro collaboratore. Il secondo filmato, realizzato in un periodo successivo presso gli studi RAI, ha mostrato il maestro con la celebre violinista Pina Carmirelli, nel terzo movimento della sonata a Kreutzer, che, secondo il titolo dato da Beethoven stesso, è per pianoforte e violino. Questa sonata, come scrisse Tolstoi nel suo romanzo omonimo, richiede una perfetta simbiosi spirituale, ancora maggiore di quella che può instaurarsi tra marito e moglie, sonata magistralmente eseguita con una fusione perfetta. Il flautista e direttore d’orchestra Marco Celli Stein ha poi eseguito dal vivo, con la collaborazione del Maestro una delicata Elegia di Edward Elgar: Salut d’Amour.
Edward Elgar, forse il più importante compositore inglese dell’epoca moderna, incontrò a ventinove anni Alice Roberts, figlia di un severo generale. Il rapporta tra i due mutò presto: da maestro ad allieva, divennero fidanzati. Si sposarono tre anni dopo, contro la volontà della famiglia di lei, ed Elgar le offrì, come dono di fidanzamento, questo brano, che gli esecutori hanno dedicato a tutte le fidanzate ed alle spose presenti in sala, tra grandi applausi. Nel terzo filmato, il nostro sommo pianista eseguiva alla RAI, con il chitarrista Alirio Diaz, il secondo movimento del Concerto di Aranjuez, composto nel 1939 a Parigi dal grande Joaquin Rodrigo. Il compositore (1901-1999) era rimasto cieco all’età di tre anni, a causa della difterite, ma non si arrese mai, studiando e componendo per tutta la vita: nel concerto troviamo tutti i profumi, i brusii, lo stormire delle fronde dei giardini iberici. Un brano dal vivo: il bellissimo duetto dal primo atto della Tosca di Giacomo Puccini, iniziato come nell’opera, con le voci fuori scena: il soprano Haydée Dabusti ed il tenore Aleandro Mariani, con il nostro grande pianista, hanno eseguito stupendamente bene il brano, riscuotendo meritatissimi applausi.
La conduttrice, Orchidea Salvati, ha narrato un breve frammento della biografia, dando poi la parola al festeggiato, Rolando Nicolosi. Il soprano Haydée Dabusti ha poi eseguito Tacea la notte placida, dal Trovatore di Giuseppe Verdi ( rammentiamo che questo 2013 è l’Anno Verdiano) aria meravigliosa, seguita dalla difficile cabaletta Di tale amor, sempre con calorosissimi applausi. Subito dopo, il giovane, ma già famoso tenore Aleandro Mariani ha cantato la Donna è mobile, dal Rigoletto di Giuseppe Verdi, aria che, con il filmato successivo, Amami, Alfredo, ha completato la Trilogia Verdiana.
Successivamente, sono stati proiettati altri filmati, Amami Alfredo, in cui una commossa Renata Scotto bacia appassionatamente, al termine dell’aria, il grande pianista, Recondite armonie, con Luciano Pavarotti, Ridi, Pagliaccio, con Mario Del Monaco, Core Ingrato, con Giuseppe di Stefano, Granada, con Placido Domingo: tutti questi cantanti, perché sono (o erano) grandi? E se in questi filmati, cantando, raggiungono vette ancora più alte, il merito è di Rolando Nicolosi, ed è finalmente giunto il momento di porre in risalto il suo ruolo, perché tutti si concentrano sui cantanti, ma la maggior parte del merito è del pianista collaboratore. Tanto è famoso il mitico Rolando Nicolosi, che il tenore Luciano Pavarotti, vedendolo presente nello studio Rai dove avrebbe dovuto cantare su una base orchestrale preregistrata, cambiò subito idea, chiedendo invece la collaborazione del Maestro, che, non avendo con sé lo spartito dell’opera, suonò a memoria. Il soprano Haydée Dabusti ed il tenore Aleandro Mariani hanno poi magistralmente cantato due arie dalla Madama Butterfy di Giacomo Puccini: Un bel dì Vedremo, e Addio, fiorito asil, Vissi d’arte, dalla Tosca e il Brindisi della Traviata, sempre salutati da applausi scroscianti del pubblico e richieste di bis. La parte finale della grandiosa serata è stata dedicata alla religiosità ed alla devozione di Rolando Nicolosi: la conduttrice ha ricordato il recente incontro con il Sommo Pontefice Francesco, che, vedendolo nella Sala delle Udienze, aveva esclamato, abbracciandolo,” Qui ci vorrebbe un pianoforte” ed ha poi letto alcuni brani di una bellissima e commovente lettera che Luigi Fait gli aveva inviato alcuni giorni prima, e che ora riportiamo per intero:
Una domenica di una decina d’anni fa, mi capitò di passare davanti a Sant'Andrea della Valle, la chiesa – per intenderci – con la cappella degli Attavanti (quella del primo atto della Tosca). È la stessa in cui, negli afosi pomeriggi estivi del soggiorno romano del 1827, Stendhal si rifugiava e si sedeva “per trovare un po' di frescura e – la testa rovesciata e appoggiata sulla spalliera – per liberarsi da tutti i legami terrestri”. Vedo qui il manifesto di un concerto di Rolando Nicolosi totalmente dedicato a Franz Liszt. Entro e ascolto le sue parole d'introduzione. Il Maestro annuncia che offre il récital a Dio. Calcolo che vi si stipino, sedute e in piedi, oltre duemila persone.
A dispetto del Vicariato, che proibisce il pianoforte nei luoghi di culto, sul presbiterio domina un grancoda. Così, per la prima volta nella storia, ai piedi di un altare ammiriamo da un pianista quel Liszt mistico che stava purtroppo marcendo negli archivi. Il giorno dopo Nicolosi mi confida al telefono che la sua vita è da poco cambiata. Mi racconta che qualche settimana prima il Papa Giovanni Paolo II lo aveva invitato a pranzo per ringraziarlo di averlo confortato nel Seminario Maggiore di Roma con le stesse pagine presentate a Sant’Andrea della Valle. Tale interessantissimo programma, stampato su un opuscolo assieme agli illuminanti commenti di Rolando Alessio Bolognino, comprende inni alla Madonna, alla Croce, a San Francesco da Paola, a Santa Dorotea, a Pio IX, al Padreterno. Ci stupiamo che il protagonista dell'evento sia il medesimo pianista collaboratore alla tivù e in teatro dei più celebri divi della lirica.
Oggi scopriamo effettivamente che Nicolosi è un prodigio di spiritualità oltre che di musicalità. Ma il saio ancora non l'indossa. Ed è lo stesso Rolando Nicolosi da poco ricevuto in udienza e abbracciato dall’argentino Papa Francesco, suo connazionale. Amici di vecchia data. Tant’è che in uno dei suoi viaggi a Roma il Cardinal Bergoglio era stato addirittura invitato a cena dal Maestro Nicolosi: una cordialissima agape fraterna conclusasi con il musicista alla tastiera per congedare così nella maniera più gioiosa il mitico prelato.
I meno giovani ricordano pur con estrema nostalgia il Rolando Nicolosi del tubo catodico in Domenica in e in Adesso musica, pioniere qui nell’educazione lirica e cameristica del teleabbonato. Proponeva e accompagnava le stelle del melodramma e del concertismo, quali Mario Del Monaco, Ferruccio Tagliavini, Carlo Bergonzi e ancora Pavarotti, la Kabaivanska, Bruson, la Moffo, la Scotto, la De Los Angeles, Di Stefano, Gazzelloni, Alirio Diaz… Ed è stato tra i protagonisti da me ripetutamente voluti e invitati a RAIUNO nelle lunghe serie estive di Un concerto per domani da Palazzo Labia di Venezia e di Voglia di musica dalla Chigiana di Siena.
Non basterebbe un volume di migliaia di pagine per narrare il Nicolosi attivo didatticamente e concertisticamente in tutto il pianeta: dalla Cina alle Americhe, dalla Russia alla Spagna, ma soprattutto, da oltre mezzo secolo, in Italia, rivelatosi qui, la prima volta, ventenne, sostituendo all’ultimo momento il suo docente Carlo Zecchi (con cui si stava perfezionando) per accompagnare al pianoforte una collana di romanze cantate da Tito Schipa. Fu un trionfo.
Potrei infine definire Nicolosi attraverso un suo pregio e un suo difetto: sono la generosità e di nuovo la generosità. Si tratta certamente di virtù quando la riserva e la riversa su chi gli sta vicino, sugli amici, sugli allievi, sui colleghi: incalcolabili offerte materiali e spirituali. Quando alle ore 15 del 23 marzo 2006 morì di tumore al cervello il mio secondogenito Gabriele, lui – Rolando - è stato il primo, pur sotto un furioso temporale a precipitarsi in casa mia, ai piedi del suo letto, con un enorme mazzo di gigli bianchi, consolando me, mia moglie e il primogenito Federico attraverso il proverbio siciliano: “Se uno muore alla luce dei lampi e al suono dei tuoni significa che gli Angeli stanno scendendo dal Cielo per portarselo direttamente in Paradiso”.
Come ho appena affermato, la generosità di Nicolosi può infine rivelarsi anche come difetto, dato che, in qualità di presidente della giuria, lui la esercita ad esempio persino di fronte ai candidati meno preparati e meno dotati di un concorso: li incoraggia e gli sorride. Chiude un occhio e gli orecchi nonostante che i colleghi della commissione ne sottolineino la serie di imperdonabili stecche.
Il Gran Galà lirico in onore del maestro Rolando Nicolosi si è concluso con l’esecuzione della sua Ave Maria, interpretata con grande commozione dal soprano Hydée Dabusti, tra applausi interminabili. Oltre agli applausi, calorosissimi, ai due meravigliosi cantanti ed al grande pianista, ormai entrato nella leggenda, molti applausi ed infinite congratulazioni sono stati indirizzati alla conduttrice, Orchidea Salvati, definita da alcuni partecipanti come “la rivelazione della serata”: colta, ha saputo spiegare dottamente, ma con semplicità, il significato e la storia dei brani eseguiti, dal vivo e nei filmati, brillante, ha sempre tenuto desta l’attenzione del pubblico, spiritosa e dotata di grande senso dell’umorismo, ha saputo tranquillamente superare i vari, piccoli inciampi che una serata così complessa ed articolata poteva inevitabilmente presentare.
Vincenzo Niutta
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