LA TRAVIATA E’...
UN GRANDE SUCCESSO
I romani ed i turisti che passeggiavano per Roma verso la metà di febbraio hanno potuto ammirare una locandina con scritto: “Traviata è…” Si saranno forse interrogati sul significato della scritta e dei puntini di sospensione: sveleremo il mistero.
Nonostante il tempo sfavorevole – pioveva in modo feroce – ed il giorno non molto adatto – il 24 febbraio si svolgevano le elezioni politiche - l’Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia, elegantemente ornata di fiori, era gremita: pubblico numerosissimo per la prima delle tre manifestazioni dell’Anno Verdiano, dedicata alla Traviata, ed ideate dalla fertile immaginazione del maestro Rolando Nicolosi.
Come molti sanno, La Traviata è un’opera lirica, quindi un testo rivestito di musica, e destinato all’esecuzione scenica in un teatro, con scenografie, cori, e soprattutto orchestra.
Da sinistra a destra
La Prof.ssa Orchidea Salvati (Narratrice)
Il M° Rolando Nicolosi
Il Soprano Marzia Iuculano (Violetta)
Il Tenore Aleandro Mariani (Alfredo Germont)
Il Baritono Daniele Terenzi (Giorgio Germont)
Il Soprano Fu Yihan (Annina)
Il Bass-baritono Bai Yaozhou (Dottor Grenvil)
Questa volta è stata eseguita in forma di concerto, - ecco svelato il significato del titolo - senza allestimento scenico, e senza la presenza del coro e soprattutto dell’orchestra: il difficilissimo compito di realizzare tutte le parti orchestrali è stato magnificamente svolto al pianoforte dal maestro Rolando Nicolosi. Il maestro, artista per eccellenza, musicista di fama mondiale, è anche compositore ed organista, ma soprattutto mago della difficilissima arte di collaborare al pianoforte, cosa ben più complessa che eseguire un concerto solistico. E’ necessario creare un dialogo musicale con i cantanti, trovare la giusta sintonia, ed il 24 febbraio abbiamo ascoltato una perfetta simbiosi tra il pianista ed i cantanti: il pianista respirava insieme a loro, ed i cantanti fraseggiavano con il maestro Nicolosi.
L’inevitabile selezione dei brani, inevitabile per la mancanza del coro e dell’orchestra, ha reso indispensabile la presenza di un personaggio che, narrando, raccordasse tra loro i vari brani eseguiti, riassumendo per il pubblico le parti tagliate, e desse così unità e forma ai vari atti dell’opera: questo compito è stato svolto dalla Professoressa Orchidea Salvati, del Conservatorio di Santa Cecilia, tempio della musica di fama mondiale. Compito svolto egregiamente, perché la narratrice possiede al massimo grado tutte le qualità necessarie per tale compito: ogni brano scelto è stato spiegato dottamente, ma in modo comprensibile per tutti, dal punto di vista storico, artistico, e musicale, con voce dolce e melodiosa, e profondo sentimento ed immedesimazione.
Dev’essere ben sottolineata la riapertura dei tagli solitamente apportati al secondo atto: il pubblico ha così potuto ascoltare la cabaletta di Alfredo “O mio rimorso” eseguita molto raramente, e soprattutto quella del baritono, ”No, non udrai rimproveri” questa invece mai eseguita per la sua grande difficoltà ed estensione nel registro acuto.
La compagnia di canto era composta da cantanti molto giovani, prestanti e di bell’aspetto, proprio come Giuseppe Verdi aveva inutilmente chiesto alla Direzione del Teatro La Fenice, a Venezia, per la prima rappresentazione dell’opera, nel 1853: i suoi desideri non vennero assecondati, e l’opera cadde clamorosamente, come l’autore aveva previsto.
Certo, gioventù e bellezza, da sole, non sono davvero sufficienti. Sono necessarie tante altre qualità, ma soprattutto voce, passione, musicalità ed intelligenza, qualità che i giovani cantanti hanno dimostrato di possedere in abbondanza: brillante e fascinoso il giovane Alfredo Germont, il promettentissimo tenore Aleandro Mariani, giustamente severo il padre Giorgio Germont, il giovane baritono Daniele Terenzi, magnificamente a suo agio nel difficile ruolo, perfettamente adeguati Annina ed il Dottore, il giovanissimo soprano Fu Yihan e l’altrettanto giovanissimo basso Bai Yaozhou. Le lodi più intense alla giovane Violetta, il magnifico soprano Marzia Iuculano, che con tecnica perfetta ha interpretato con grande emozione l’arduo ruolo; spensierata e gorgheggiante nel primo atto, dolente nel secondo, afflitta e languente nel terzo.
Il pubblico ha ricompensato i bravissimi cantanti ed il favoloso pianista con applausi scroscianti e prolungati, richieste di bis (non esaudite, l’impegno era stato fin troppo gravoso).
Vincenzo Niutta